"UCRAINA"

3 Marzo 2022

L'anima del mondo piange per la minaccia atomica e la possibile distruzione di un popolo e del mondo

L'artista valdostano Gabriele Maquignaz come sempre si schiera in prima linea nella difesa dei diritti umani e contro la minaccia nucleare e reinterpreta le sue famose "Porte per l'Aldilà" all’insegna degli ultimi avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo. Il "Pianto di Cristo" diventa pianto del mondo, pianto dell'anima universale al cospetto della follia umana. Le lacrime di Putin sono lacrime di sangue e dal suo cuore esalano le ultime stille all'ombra di un inquietante e distruttivo fungo atomico. Lo "Zar" diventa trasposizione e metafora dell'umanità intera, de i dolori e delle tragedie vissute dai popoli, specchio degli abissi in cui abitano le paure più profonde della storia.

A fianco della sua immagine, contrasto potente, il Volto di Cristo coronato di spine, il viso percorso dal sangue innocente, Agnello sacrificale che si offre in espiazione di ogni peccato. Questa è l'arte di Gabriele Maquignaz, denuncia di una società malata e monito per un futuro ancora di possibile speranza che sembra però sfuggire di mano ai potenti della terra. Le "Porte per l'Aldilà", opera simbolo del maestro, affollano invece la parte centrale di questo lavoro visionario ed epocale, quasi una "Guernica" picassiana contemporanea. Sono "porte iconiche" intagliate nel supporto, con la loro "anima" staccata dal mondo, in viaggio verso l'altra dimensione, in una connessione perpetua tra lo spazio-tempo e l'Aldilà, attraverso il taglio della tela codificato e ragionato del maestro, primo e unico artista a superare il limite dello spazio e dello Spazialismo nell’arte e ad operare in una dimensione "altra", tra realtà e spiritualità.

La minaccia di un conflitto nucleare universale non è mai stata così pressante e inquietante e l'artista affida alla sua sensibilità e creatività il compito di indicare l'unica strada possibile, in questi giorni immersa nell'ombra inquietante del fungo atomico: "Il paradosso di questi tempi - dice Maquignaz - è che coloro che saranno più interessati dalle scelte di oggi ancora non hanno il diritto alla parola, ad esprimere politicamente e istituzionalmente il proprio pensiero. Parliamo dei bimbi, dei giovani, delle nuove generazioni su cui ricadranno scelte giuste o scellerate, condannati al silenzio degli innocenti, a veder gestire il proprio futuro da chi si arroga diritti universali che non gli appartengono. Decidendo della vita o della morte del pianeta e dei suoi abitanti". Un'opera simbolo universale e drammatica che parla al cuore del popolo e dei potenti come solo la grande arte sa fare.

Guido Folco

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